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giovedì 7 novembre 2013

La t-sharpa


Da qualche parte bisogna pure iniziare.
E’ da un anno che raccolgo materiale aspettando l’occasione giusta per riordinarlo e postarlo. La solita mania di essere sempre splendida.
Quindi, inizio.

La mia vita su internet si può dividere in due fasi: Ante Ginger e Post Ginger. Ginger è l’autrice di un blog di cucito e di vita. Fatevi un giro (wienerdogtricks.typepad.com). Fonte di ispirazione. Fonte di risate, commozioni ma soprattutto di “deja vù”. Non pensavo che si potesse essere come sono anche io.
Ginger suggerisce di fare una sciarpa con vecchie t-shirt. Lei è molto piu brava di me a spiegare come fare. E sul web troverete innumerevoli siti che vi insegnano a farla (ad esempio pm-betweenthelines.blogspot.it/2011/09/diy-infinity-scarf-tutorial.html oppure: myblessedlife.net/2011/10/t-shirt-scarf-tutorial.html)



Chiariamoci subito. Alcuni lavori di recupero, alcuni riadattamenti e ricicli che vanno tanto di moda rischiano di ricordarci il periodo dopo la seconda guerra. Le coperte fatte con gli avanzi di lana ci ricordano la povertà. Non le amiamo particolarmente. Riadattare una vecchia camicia ci puo’ ricordare il periodo in cui tagliavamo la punta alle scarpe vecchie diventate troppo corte.
Non sono povera.
Non sono particolarmente ecologista.
Semplicemente non riesco a disfarmi di oggetti e materiali che potrebbero continuare a vivere.
Provo a dare loro nuova vita.
Non appena prendono nuova vita, mi lasciano.
Difficilmente li conservo.




La t-shirt può avere un valore affettivo o può essere semplicemente nello stadio appena precedente al sacco per la Caritas.
Io ho scelto il blu e il nero, colori che tradizionalmente ci insegnano a non abbinare. Una brava ragazza torinese mette il nero in inverno e il blu in primavera.
Pazienza.
I colori chiari fanno un po’ “benda egizia alla festa di Halloween” e troppi colori fanno un po’ “avrei voluto avere 25 anni nel 68”.





Per prima cosa, disfate (ecco, tanto ci sarebbe da scrivere sul disfare)  le t-shirt per farne dei pezzi rettangolari della stessa larghezza (scartare maniche, colletti e bottoniere della polo e di questi non ho ancora capito cosa farne. Si accettano suggerimenti). Assemblate eventuali pezzi piccoli, per poi unirli in un patchwork di vostro gradimento. Ma della dimensione di una sciarpa.
Sciarpe piccole fanno un po' professoressa del liceo. Sciarpe grandi sono attualmente più portabili.


 E ora, provate voi a fotografarvi con una sciarpa addosso senza sembrare Pinocchio o Jabba da hut.


Procuratevi un amico.
Io ce l'ho. Indossa sciarpe. Ne ha un armadio intero. Almeno ha un posto dove metterla.


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