Da qualche parte bisogna pure iniziare.
E’ da un anno che raccolgo materiale aspettando l’occasione
giusta per riordinarlo e postarlo. La solita mania di essere sempre splendida.
Quindi, inizio.
La mia vita su internet si può dividere in due fasi: Ante Ginger
e Post Ginger. Ginger è l’autrice di un blog di cucito e di vita. Fatevi un
giro (wienerdogtricks.typepad.com). Fonte di ispirazione. Fonte di risate, commozioni ma
soprattutto di “deja vù”. Non pensavo che si potesse essere come sono anche io.
Ginger
suggerisce di fare una sciarpa con vecchie t-shirt. Lei è molto piu brava di me
a spiegare come fare. E sul web troverete innumerevoli siti che vi insegnano a
farla (ad esempio pm-betweenthelines.blogspot.it/2011/09/diy-infinity-scarf-tutorial.html oppure: myblessedlife.net/2011/10/t-shirt-scarf-tutorial.html)
Chiariamoci
subito. Alcuni lavori di recupero, alcuni riadattamenti e ricicli che vanno
tanto di moda rischiano di ricordarci il periodo dopo la seconda guerra. Le
coperte fatte con gli avanzi di lana ci ricordano la povertà. Non le amiamo
particolarmente. Riadattare una vecchia camicia ci puo’ ricordare il periodo in
cui tagliavamo la punta alle scarpe vecchie diventate troppo corte.
Non
sono povera.
Non
sono particolarmente ecologista.
Semplicemente
non riesco a disfarmi di oggetti e materiali che potrebbero continuare a
vivere.
Provo a dare loro nuova vita.
Non
appena prendono nuova vita, mi lasciano.
Difficilmente li conservo.
La
t-shirt può avere un valore affettivo o può essere semplicemente nello stadio
appena precedente al sacco per la Caritas.
Io ho
scelto il blu e il nero, colori che tradizionalmente ci insegnano a non
abbinare. Una brava ragazza torinese mette il nero in inverno e il blu in
primavera.
Pazienza.
I
colori chiari fanno un po’ “benda egizia alla festa di Halloween” e troppi
colori fanno un po’ “avrei voluto avere 25 anni nel 68”.
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